Hikikomori è un termine giapponese che si traduce con l’espressione “mi ritiro” e viene utilizzato per descrivere adolescenti che sono soliti chiudersi nella loro stanza, immergersi nel mondo del web, in particolare nei videogiochi, e limitare qualsiasi contatto con il mondo esterno, escludendo anche genitori e familiari. Questo fenomeno si caratterizza, infatti, per la tendenza dei giovani a fuggire dalla realtà, dai compiti e dalle eventuali criticità che in essa ritrovano, per rifugiarsi nel mondo virtuale e nella tecnologia, ed è infatti collegato all’utilizzo patologico dei giochi virtuali.
I giovani possono manifestare il loro disagio attraverso l’isolamento sociale, restando chiusi in casa tutto il giorno, oppure uscendo solo di notte o di prima mattina, quando sono sicuri che non incontreranno nessuno né tantomeno conoscenti, oppure fingendo di recarsi a scuola o al lavoro, quando in realtà girovagano invece senza meta né scopo.
Ad incoraggiare il ritiro nella rete è il vissuto di vuoto e di solitudine esperito sempre più frequentemente dai giovani e la difficoltà ad investire in relazioni ed esperienze concrete della vita reale che di fatto spingono gli adolescenti ad alienarsi nei giochi virtuali, dove possono provare sensazioni di sdoppiamento o di espansione del proprio Io e della propria identità, ricostruire nuove identità e vivere ruoli che nella vita non gli appartengono.
Il fenomeno degli “Hikikomori” è nato e si è sviluppato prevalentemente in Giappone, ma sta progressivamente interessando in misura maggiore anche altri paesi occidentali, arrivando anche l’Italia.