Il bullismo è lo spauracchio del terzo millennio, ne parla il Presidente dell’Associazione Prof. Giuseppe Lavenia nell’articolo di Fabio di Todaro ne La Stampa di questo mese.
Secondo una ricerca condotta dagli specialisti del Mott Children’s Hospital di Ann Harbor, afferente all’Università del Michingan, è stato riconosciuto il bullismo come il pericolo più imminente per la salute dei ragazzini in età scolare, da parte dei loro genitori. Con l’avvento della tecnologia inoltre, l’atteggiamento del bullo vecchio stampo è stato superato, dando vita al cyberbullismo, alimentato dall’utilizzo dei social network.
Ma quali sono le conseguenze del bullismo a lungo termine?
Le conseguenze possono essere molteplici, dal punto di vista della salute mentale, vista la correlazione tra l’esposizione alla violenze e lo sviluppo di disturbi mentali con percentuali che oscillano tra il cinquanta e l’ottanta per cento. Ma anche in età adulta con comportamenti patologici, quali la tendenza al suicidio, depressione maggiore, disturbo post traumatico da stress, deficit della crescita, disturbi d’ansia, predisposizione maggiore all’obesità, a comportamenti aggressivi e sessuali a rischio, abuso di alcool e di sostanze.
Tra i comportamenti a cui prestare attenzione, sottolinea il Prof. Giuseppe Lavenia, c’è il Blue Whale, in quanto le dinamiche messe in atto sono simili a quelle del bullismo, e il ragazzo vittima del sistema può sviluppare un vero e proprio stato depressivo, con graduale distacco dalla realtà, alterando anche la percezione del rischio.
Inoltre secondo recenti ricerche scientifiche, le esperienze traumatiche nell’infanzia e nell’adolescenza attivano gli stessi sistemi ormonali e neurochimici dello stress, fino alla compromissione totale o parziale della capacità della persona di rispondere in modo adeguato agli eventi stressanti della vita.
Il bullismo, e il bullismo nella sua variante cyber, sono quindi le preoccupazioni che albergano la mente dei genitori del terzo millennio e sembra essere la sicurezza informatica e l’educazione alla tecnologia al centro delle strategie di prevenzione, necessarie per limitare i rischi a cui possono essere esposti i ragazzi.