Essere madre dopo il

Molte attività, dopo i mesi di contenimento più stretto, stanno riprendendo il proprio ritmo operativo, con le dovute accortezze e precauzioni. La fase di rientro al lavoro, si sta quindi pian piano “normalizzando”. Le mamme lavoratrici, però, meritano una riflessione in più. Durante il lockdown così come nelle fasi seguenti dell’emergenza sanitaria tuttora in corso, hanno dovuto stravolgere la propria vita e adattarsi in tempi rapidissimi a svolgere più ruoli contemporaneamente. Mogli, madri, maestre, educatrici, cuoche, smart worker: attività già di per sé molto impegnative e faticose, rese ancor più difficoltose dal doverle fare tutto nello spazio (a volte molto stretto e inadeguato) delle mura domestiche.

Mentre alcune di loro continueranno con lo smart working, altre torneranno a svolgere la loro professione fuori casa. Tutte, però, potranno riaffidare i figli ai nonni o a persone di fiducia mentre stanno lavorando, o ai centri estivi, “alleggerendosi” almeno per qualche ora. Insomma, pare stia riprendendo la routine quotidiana a cui eravamo abituati pre Covid, con orari meglio definiti e la possibilità di poter prendersi uno spazio personale.

Per alcune mamme sarà come un nuovo inizio, una sorta di rielaborazione, che sta a indicare la chiusura di un periodo complesso. Per altre, invece, potrebbe rappresentare un momento difficile da gestire. Più di 90 giorni passati h24 insieme ai figli, a stretto contatto con loro, lasciano il segno.

Ricominciare a trascorrere diverse ore lontani potrebbe far insorgere sensi di colpa da parte del genitore, ansia da separazione anche da parte dei figli, il tutto accompagnato dalle mille domande di rito riguardanti l’organizzazione e la gestione dei ragazzi durante l’orario in cui si è fuori casa per lavoro. Per fortuna, a oggi, sono molti gli aiuti che il Governo offre ai genitori, come i vari bonus messi a disposizione per baby sitter e centri estivi, di conseguenza l’unico aspetto che va affrontato è quello psicologico.

Come cercare di gestire il ritorno alla vita di sempre? In questi ultime tre mesi siamo stati abituati a organizzare il tempo diversamente. Ora, ovviamente, gli orari e le scadenze torneranno a essere più rigidi. Ricominceremo, pian piano, a riprendere in mano la nostra vita, le nostre uscite e anche la nostra voglia di voler stare un po’ per conto nostro per ricreare i nostri spazi. Certo, ci mancheranno le abitudini e i riti che avevamo attivato in casa con i nostri figli. Le intere giornate passate in casa, dove oltre al caos e alla paura legata al periodo che stavamo vivendo, non è mancata anche la gioia di poter passare del tempo con la famiglia, inventando giochi con i più piccoli e attivando la fantasia per tenere i nostri ragazzi impegnati anche durante l’ennesima giornata di quarantena.

Come affrontare questo cambiamento? Ai nostri figli, va detta la verità, spiegando ciò che sta accadendo. È importante dire loro che la normalità è quella che stiamo riacquistando oggi, con grande impegno e sacrificio. I mesi trascorsi in casa “forzatamente” sono stati legati a un periodo di emergenza, un periodo difficile che però ci ha insegnato molto. Dall’importanza per il rispetto delle regole a quello per i familiari. Ed è proprio questo il bello che dobbiamo conservare. Ora, che la vita tornerà a essere quella di sempre, ricordiamoci di portare dietro ciò che abbiamo imparato.

Rassicuriamo i nostri figli con la promessa (che andrà mantenuta) che continueremo a dedicargli del tempo e che non perderemo l’abitudine di inventare giochi insieme a loro e di dialogare. Dobbiamo passare più tempo con loro, e deve essere un tempo di qualità. Facciamo capire loro che, nonostante le difficoltà legate al Covid-19 che ci ha obbligato a stare in casa, per noi, invece, non è stato un obbligo o una forzatura stare con loro e dedicargli del tempo. Che questo periodo ha insegnato anche a noi a rivedere le priorità che, ahimè, nel tram tram quotidiano magari abbiamo un po’ dato per scontato.

Finalmente si è giocato di nuovo ai giochi di società, e lo sapete il perché? Perché i giochi di società sono giochi di famiglia. Dopo tanti anni le famiglie si sono ritrovate. Non voglio dire che tutto ciò che abbiamo passato è stato sempre facile, in quanto una convivenza “forzata” porta con sé anche molti momenti di difficoltà, ma la quarantena ha permesso di confrontarci con noi stessi e ci ha insegnato che dobbiamo imparare a prenderci sempre cura di noi stessi e delle persone che ci sono vicino.

Fonte: huffingtonpost.it