“Malato di playstation a 15 anni: il tribunale lo toglie alla famiglia”, è questa la notizia che nei giorni scorsi sta risaltando tra i principali fatti di cronaca. Un ragazzo, a causa della sua grave dipendenza da videogiochi, è stato allontanato dalla famiglia e affidato ad una comunità di tutela. La vicenda riguarda una famiglia del cremonese già da tempo seguita dai servizi sociali. Un contesto difficile: genitori separati, mamma con problemi di droga e giudiziari, figlia scappata di casa col fidanzato e in passato, a sua volta, affidata a una comunità. Da questa situazione è emersa la condizione del figlio con difficoltà nell’apprendimento e schiavo dei videogiochi, da qui la decisione dei giudici di affidarlo a una comunità.
«Fermo restando che in questa vicenda sono da considerarsi diversi fattori. La famiglia non è solo un contesto rappresentato da due individui che vivono insieme, ma è un nucleo composto da valori e regole che determinano lo sviluppo e la crescita dei figli. Parte tutto da li. Dalla situazione che si evince è palese che il quindicenne non vivesse in un clima solido che, molto probabilmente, ha determinato alcune fragilità nel suo carattere», premette il Professor Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te.
«Ma tornando alla dipendenza tecnologica che ha sviluppato, cosa possiamo consigliare ai genitori? I genitori dovrebbero sedersi e comunicare di più con i loro figli. E’ importante ritagliarsi del tempo per loro e imparare a conoscere ciò che fanno, senza lasciare che la tecnologia e i videogiochi diventino la loro unica finestra sul mondo. Prendersi del tempo, per insegnare ai ragazzi l’empatia e a condividere senza paura le loro emozioni sono due passi importanti da compiere per insegnare loro la libertà di esprimersi nei dovuti modi».
«Lo ripeto ancora una volta: i genitori devono apprendere il come partecipare attivamente alla vita dei figli, informandosi su cos’è davvero la tecnologia. Perché non è un gioco, come molti ancora pensano. Bisogna riscoprire il potere del dialogo, utilizzando un linguaggio più vicino ai ragazzi, riducendo il gap generazionale. Bisogna inoltre che prestiamo attenzione a tutti i segnali degli adolescenti con presenza emotiva e affetto da donare alla vita dei nostri ragazzi. E’ utile dare regole ai ragazzi e fare in modo che le rispettino. Occorrono dei no detti con fermezza e più presenza. Il rispetto esercitato tutti i giorni, in fondo, inizia dalla conoscenza delle nostre emozioni e di quelle altrui. Gli adulti dovrebbero creare momenti condivisi con i figli, comprendendo anche il silenzio per ascoltare quanto accade intorno a sé e dentro di sé. Inoltre, è necessario fornire ai questi genitori gli strumenti giusti e idonei per comprendere ciò che accade ai propri figli. La nostra Associazione, attraverso il numero verde 800 770 960 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 20.00, è a disposizione per richiedere un’assistenza ed un supporto per i familiari e le persone vicine affetti da dipendenze tecnologiche, gioco d’azzardo e cyberbullismo», conclude il Presidente.
Per approfondire consigliamo questo articolo