Trenta ore di lavoro invece di quaranta. Con lo stesso stipendio. Unica condizione: niente cellulare, mail personali e social network. Completamente disconnessi durante tutta la permanenza sul luogo di lavoro. Questa è la nuova organizzazione proposta da un’azienda bavarese. Sei ore consecutive, disposte in due turni, a scelta: dalle 8 alle 14, oppure dalle 11 alle 17. Quello che conta, alla fine, è il risultato.
L’eccessiva digitalizzazione del mondo del lavoro porta specularmente ad una maggiore flessibilità, con i vantaggi e i rischi connessi: lavoro in remoto, homeworking, ma anche il fatto di essere raggiungibili 24 ore al giorno, orari che si allargano oppure restringono in modo non sempre controllabile. Ad oggi, sono molti i dati che confermano la forte influenza che le tecnologie hanno sulle nostre abitudini quotidianee come spesso un loro improprio utilizzo possa compromettere sempre di più la vita sociale, famigliare, scolastica e lavorativa, andando ad alterare tutti i ritmi biologici dell’individuo.«La nostra Associazione già da diversi anni ha capito il vantaggio di attuare tale strategia.
È fondamentale insegnare ed informare, sia le famiglie che gli ambienti di lavoro, di quanto sia importante disintossicarsi dalla tecnologia. La tecnologia distrae e peggiora le performance lavorative. Dopo aver ricevuto una mail o una telefonata personale la nostra concentrazione subisce un’interruzione e la nostra mente ha bisogno di circa 64 secondi prima di poter tornare a concentrarsi sul lavoro iniziale», spiega il Presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te, Giuseppe Lavenia.
«Proprio per questo, come Associazione, abbiamo iniziato ad organizzare, in tutta Italia, dei “Detox Tecnologici”pensati appositamente per le aziende. Del tempo in cui durante le ore lavorative viene vietato l’utilizzo dei device. I manager stessi, al termine dell’esperimento, hanno ammesso di sentirsi meno stressati e più produttivi. Lo stesso percorso cercheremo di organizzarlo anche per le famiglie, dove ormai la quotidianità è caratterizzata sempre di più dall’utilizzo dei devices e sempre meno dai rapporti face-to-face», conclude il Presidente dell’Associazione Di.Te., Giuseppe Lavenia.
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