La pandemia, le sue prime tre ondate, ha portato a triplicare gli alunni e gli studenti che studiano a casa, istruiti dai genitori, da insegnanti privati, da comunità di educatori più larghe. Dal 2018-2019, ultimo anno scolastico prepandemico, al 2020-2021, la stagione appena lasciata alle spalle e vissuta tutta sotto la pressione del virus, gli homeschooler sono passati da 5.126 a 15.361.
I dati sono del ministero dell’Istruzione, resi pubblici da AdnKronos, e identificano un fenomeno tipicamente anglosassone, in alternativa alla scuola tradizionale, che trova numeri sensibli negli Stati Uniti, dove lo scorso maggio si è certificato che un bambino in età scolare su cinque frequentava a casa. E che il Covid sia il motivo centrale dell’accelerazione è dimostrato dal fatto che nel 2019-2020 gli allievi in homeschooling erano ancora soltanto 6.212: la forte crescita è arrivata quando si è compreso che il coronavirus non sarebbe stata un’infezione passeggera.
Studiano a casa soprattutto i bambini delle scuole elementari: nelle due stagioni prese in considerazione sono passati da 2.243 a 10.046. Alle medie gli homeschooler nel 2020-2021 sono diventati 4.368, più che raddoppiati rispetto ai 2.058 del 2018. Nelle secondarie superiori la scelta delle famiglie in questa direzione è decisamente più contenuta: erano 825, sono saliti a 1.030 e, quindi, riscesi a 947.
L’educazione parentale, prevista dalla Costituzione, prevede che la famiglia invii una comunicazione alla propria scuola di riferimento segnalando il nuovo percorso del figlio. Alla fine dell’anno scolastico il ragazzo dovrà sostenere un esame di idoneità alla classe successiva in un istituto statale o paritario.
In Italia ci sono reti che provano a gestire la questione offrendo servizi ai genitori interessati. Tra queste, Edu-Par, creata a Milano da Erika Di Martino, fondatrice del network www.educazioneparentale.org. A Livorno c’è una scuola itinerante, che si appoggia a un agriturismo e che ribalta il concetto di gita. Non più un evento eccezionale, ma la normalità in una struttura che offre l'”aula-mare”, l'”aula bosco” e quella “museo”. Spesso le famiglie che optano per l’educazione parentale prendono un locale in affitto, preferibilmente in campagna per agevolare la didattica all’aperto. Ma una homeschool è nata a Firenze, recentemente, in pieno centro.
“In generale, le famiglie che fanno questa scelta sono laureate e di fascia economica piuttosto elevata”, racconta una docente. E sono alla ricerca di modelli d’insegnamento più liberi e consapevoli. Come l’unschooling, dove la lezione parte dalle domande dei bambini.
Fonte: www.repubblica.it