Simpatici e al tempo stesso provocatori, i “paratesta” di colore fucsia comparsi sui pali della luce e sui cartelli stradali di Bolzano. A cosa servono? A proteggere chi cammina a testa bassa, imperterrito con la testa ricurva sul proprio smartphone. Eh già…Avete capito bene! Si tratta di una campagna, dal nome #staysmart, che vede protagonista il comune del Trentino Alto Adige, ed è volta a lanciare un messaggio forte e chiaro per sensibilizzare i cittadini a un corretto utilizzo del cellulare.
Quante volte ci sarà capitato di vedere una persona completamente assorta nel proprio mondo online da non accorgersi degli ostacoli che si trova davanti? Magari, di fronte a qualche episodio del genere a noi sarà anche scappato un sorriso. Ma se poi ci soffermiamo a ragionarci sopra, forse, non c’è proprio molto da sorridere. Ma veramente siamo arrivati al punto di dover ricordare alle persone la pericolosità di camminare a testa china lungo i marciapiedi? «Dover ricorrere a un’iniziativa di questo tipo dà misura del fatto che siamo di fronte a un problema serio. Ma il problema non riguarda tanto il pericolo di schivare pali o cartelli stradali, questo penso si tratti più di una provocazione», sostiene Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Di.Te.
«Il vero problema riguarda la mancanza di consapevolezza da parte dei cittadini nei confronti dell’uso della tecnologia. Come già detto, è necessario andare al nocciolo del problema. Cioè, perché la gente preferisce passeggiare in compagnia del proprio smartphone piuttosto che godersi un momento all’aria aperta? Perché “condividere” il momento sui propri social piuttosto che viverlo, magari insieme alle persone che si amano? Dobbiamo riflettere su questi temi. I ragazzi sono sempre più preoccupati di ciò che accade ai propri contatti in giro per il mondo, piuttosto che a ciò che in quel preciso istante li circonda.L’aver condiviso questo messaggio in un modo così eclatante ha fatti sì che si attirasse l’attenzione sul problema, e questo è importante».
Parlarne è sicuramente un passo significativo, ma ricordiamo che ci sono anche altri modi per affrontare il problema legato alla dipendenza tecnologica. «Proprio per questo, come Associazione, proponiamo di organizzare, nei comuni di tutta Italia, dei “Disconnect Day”. Lo scopo è quello di far comprendere cosa significhi vivere la propria quotidianità ritornando ai sensi. Molti, ormai, utilizzano più i devices per socializzare piuttosto che intentare una conversazione face to face con una persona che vedono al bar tutte le mattine, a titolo di esempio. I genitori dovrebbero sedersi e comunicare di più con i loro figli, conoscere ciò che fanno, sia quando sono online che quando escono con gli amici. Inoltre, i genitori non dovrebbero impegnare i propri figli per l’intera giornata, ma lasciare anche a loro il tempo da dedicare allo svago e agli amici, altrimenti, avendo sempre la tecnologia a disposizione, si rischia che questi ricerchino la socializzazione solo nelle ore notturne», conclude il Presidente dell’Associazione Di.Te, Giuseppe Lavenia.