Pornografia online. Giuseppe Lavenia: «Basta bruciare le tappe dei nostri figli. Torniamo a dare importanza al corpo e alle emozioni. Non è una questione morale, ma di sicurezza»
Secondo quanto riportato da un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, la pornografia online è in continuo aumento e, rischia, sempre più di venir associata a una visione distorta dell’erotismo sviluppata fin dall’adolescenza con il consumo precoce della pornografia.
«I nostri ragazzi hanno libero accesso a internet troppo presto. Il web non può sostituirsi ai genitori e, molte conoscenze non devono avvenire online», commenta Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e Presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te.
In Italia sarebbero circa il 44% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni a vedere video pornografici online, e questo avviene spesso nella loro cameretta, con i genitori fisicamente presenti ma ignari di cosa stiano guardando i loro figli sullo smartphone.
«Anche questo è un aspetto da non sottovalutare. Molto spesso i genitori preferiscono tenere i figli in casa, pensando così che siano al sicuro e sotto controllo, ma spesso non è sufficiente. Bisogna affiancare i nostri figli, non lasciandoli soli davanti a uno schermo. Non pensiamo che se sono in casa, in un’altra stanza, a portata del nostro occhio non gli capiterà nulla. Non è così. Occupiamoci anche della loro vita online».
Con l’arrivo di internet è diventato un fenomeno di massa e i contenuti pornografici sono diventati via via più spinti e violenti proprio perché accessibili a chiunque, in qualunque momento, in ogni luogo. In Italia nove adolescenti su dieci tra i 10 e i 17 anni usano il cellulare e si collegano quotidianamente a internet.
«Il problema, in questo caso non è lo strumento in sé ma il suo utilizzo. Non bisogna farsi usare, bisogna lavorare affinché ci sia un’educazione digitale per tutti. Nel momento in cui un genitore decide di dare in mano a un bambino di poco più di 10 anni un device, sceglie di metterlo al corrente che esiste una realtà virtuale, diversa da quella reale, ma le due realtà, per i più piccoli, sono difficili da scindere. Lo è per gli adulti, figuriamoci per dei bambini. Per questo dobbiamo essere noi adulti i primi a conoscere i rischi del web per responsabilizzare i nostri figli, dando loro dei limiti e delle regole. Qualche decina di anni fa, per poter avere accesso a del materiale pornografico, era necessario recarsi in edicola e mostrare di avere raggiunto una maggiore età, altrimenti il venditore non era autorizzato alla vendita. La stessa regola, dovrebbe valere per il web, la maggiore età è richiesta tutt’oggi per poter accedere ad alcuni video e immagini ma, ahimè, gli escamotage esistono. Il problema non è il bambino che falsifica la sua età per accedere online ma il genitore che glielo permette».
«Il fenomeno della pornografia online è in aumento e il cellulare in mano a dei bambini non aiuta. Mostrare a dei ragazzi delle immagini dove la sessualità è distorta e stereotipata è molto rischioso, soprattutto, se non ci sono degli adulti a far comprendere loro la differenza tra vita reale e online. Mostrare a una bambina, in piena fase di sviluppo e con il bisogno di sentirsi accettata, foto di ragazze in pose sensuali che conquistano, si fa per dire, l’approvazione del web, rischia di trasmettere un messaggio grave. Non permettiamo ai nostri figli di bruciare le tappe e abituarsi all’ipersessualizzazione, ma trasmettiamo loro il valore del corpo e delle emozioni al naturale. Come? Ascoltandoli e ponendo dei limiti adatti alla loro età», conclude Lavenia.