A risollevare l’ampio tema dei bambini sempre più incollati ai device – anche sotto l’ombrellone – è il presidente dell’Associazione italiana dipendenze tecnologiche, GAP e Cyberbullismo Giuseppe Lavenia: “Perché così facendo non staccano la spina – sottolinea – e tornano sui banchi di scuola poco riposati e con poche emozioni da condividere”. Stando a un recente studio dell’Australian Health, un terzo dei bambini in età prescolare possiede già un tablet o uno smartphone proprio e il 50 per cento di loro li utilizza senza la supervisione di un adulto. In Italia, la situazione com’è? «Alcune ricerche hanno evidenziato come più della metà dei bambini tra i 2 e i 5 anni abbiano competenze e familiarità con un gioco di livello base da fare sul tablet, mentre solo l’11 per cento di loro sa come allacciarsi le scarpe in modo autonomo – osserva Giuseppe Lavenia – Molto spesso accade che i figli passino ore sui device, che i genitori vedono alla stregua di una baby sitter o di un luna park attivo h.24». Madri e padri, molto spesso, nel frattempo si ritrovano ricurvi su uno schermo tanto tempo quanto la loro prole. «La tencologia non va demonizzata, ma vanno dati degli inputeducativi. Sia ai grandi che ai piccoli», osserva Lavenia.
Smartphone, tablet e compagnia tecnologica varia vuole anche dire vita sedentaria, e postura scorretta. Nel lungo periodo potrebbero portare a un aumento di peso, a disturbi cognitivi, e a dolori alla colonna vertebrale. «I primi effetti dannosi dell’uso eccessivo di questi strumenti si notano sulla vista: i device vengono tenuti molto vicini agli occhi, e questo rende più forte l’impatto negativo della luce. Si è stimato che se una persona arrivasse a trascorrere 72 ore ininterrotte di fronte allo schermo del cellulare, potrebbe distruggere il 93 per cento delle cellule fotosensibili della sua retina. In più, utilizzando i dispositivi spesso con solo un dito della mano, aumenta il rischio di tendiniti», precisa Lavenia. Ma non è tutto, anche la psiche può subire dei danni: «Se si abusa di questi apparecchi fin da piccoli, si potrebbe avere un maggiore rischio di depressione, ansia, stress e altri stati d’animo che comprometterebbero la vita privata, sociale e lavorativa del futuro adulto», aggiunge l’esperto.
Poi c’è il bisogno di fare selfie molto spesso, postare bambine che assumono pose da adulte: «Pare che ci siano anche giochi che permettano di fare selfie già nella culla e che ci si siano seggioloni con il braccio per il tablet», commenta Giuseppe Lavenia – Questi bisogni hanno a che fare con il ‘tutto e subito’ che impera in questo periodo storico. Riguardano la mancanza di regole che fa bruciare tappe evolutive ai nostri figli, alla sessualizzazione precoce a cui conduce la crescita troppo in fretta. Se un bambino di 4 anni capisce come si usa il touch screen non significa che sia pronto ad avere uno smartphone». Si può iniziare a invertire la rotta in vacanza? «La vacanza è sempre una palestra, perché teoricamente si ha più tempo a disposizione e si può mettere più cura nei rapporti. Noi genitori dobbiamo iniziare a dire qualche ‘no’ in più, riappropriandoci dell’identità che da tempo abbiamo perso agli occhi dei nostri figli. Dire di ‘no’ non vuol dire fare soffrire nostro figlio, vuol dire aiutarlo a crescere. Cerchiamo di fargli osservare il tempo stabilito su uno smartphone, non lasciamoli da soli mentre giocano, ma cerchiamo di comprendere quello che fanno, condividiamo l’esperienza, senza giudizio possibilmente. Diamo loro regole semplici e chiare e facciamo in modo che le rispettino», suggerisce Lavenia.
(PIERLUIGI MONTEBELLI)
Fonte: www.liberoquotidiano.it