Capriccio o richiesta d’aiuto? Questo il classico dilemma che i genitori dei ragazzi vittime di bullismo si trovano a dover fronteggiare. Genitori che, molto spesso, sono costretti a rivolgersi ad uno psicologo per riuscire a comprendere cosa affligge il proprio bambino. “All’inizio pensavo che non volesse più andare a scuola per un capriccio. Non ho capito subito quanto stava male”, queste le parole della mamma del quindicenne della provincia di Massa che, secondo quanto riportato dai media, avrebbe smesso di andare a scuola per la paura di alcuni compagni che, oltre a prenderlo in giro per il suo aspetto e condizione economica, lo avrebbero costretto a fare il palo, fuori da un’altra scuola, dentro cui sarebbero entrati per rubare, spingendolo poi all’uso di droghe e facendosi consegnare denaro per l’acquisto della marijuana. «A volte, i figli intimoriti da quanto sta loro capitando, hanno difficoltà persino a parlare con i genitori. Perché credono che prenderanno provvedimenti che emotivamente non sapranno gestire di fronte ai loro coetanei. Prendersi del tempo, per insegnare ai ragazzi l’empatia e a condividere senza paura le loro emozioni sono due passi importanti da compiere per insegnare loro la libertà di esprimersi nei dovuti modi», premette il Professor Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te. . «Inoltre, è necessario fornire ai questi genitori gli strumenti giusti e idonei per comprendere ciò che accade ai propri figli. La nostra Associazione, attraverso il numero verde 800770960 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 20.00, è a disposizione per richiedere un’assistenza ed un supporto per i familiari e le persone vicine affetti da dipendenze tecnologiche, gioco d’azzardo, bullismo e cyberbullismo».
Il bullismo celato nel non voler andare a scuola
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